Trichinellosi
La Trichinellosi è una malattia parassitaria dovuta a nematodi appartenenti al genere Trichinella.
Il parassita
Si conoscono ad oggi 11 specie di Trichinella, indistinguibili tra loro su base morfologica ma che si presentano all’esame microscopico sotto forma di piccole larve spirali rinchiuse o meno in cisti a forma di limone (specie incapsulate e non incapsulate), localizzate soprattutto nei muscoli.
Trichinella britovi – stereomicroscopio (foto T. Zottola)
L’epidemiologia
Si tratta di una parassitosi cosmopolita, che rientra tra le malattie trasmesse all’uomo tramite gli alimenti:
si stima che ogni anno colpisca circa 20 milioni di persone che si infettano ingerendo carni suine crude o poco cotte oppure insaccati provenienti da animali selvatici o suini non sottoposti a controllo veterinario.
Fonte importante d’infezione sono gli insaccati mal salati, poco stagionati, sotto vuoto o conservati in olio, nei quali la carne non raggiunge il giusto grado di disidratazione, che assicura la devitalizzazione delle larve.
In natura la parassitosi si diffonde attraverso due cicli: “silvestre” nel quale l’infezione si trasmette principalmente fra carnivori selvatici con abitudini cannibalistiche e “spazzini” (serbatoio importante la volpe, ma anche animali onnivori come cinghiali, mustelidi e roditori) e “domestico” che coinvolge in modo particolare suini e animali sinantropici (soprattutto ratti) ma che, accidentalmente, può interessare anche altri animali quali il cavallo.
In Italia T. spiralis è stata segnalata in animali provenienti dall’estero, mentre in quelli autoctoni sono state reperite T. britovi e T. pseudospiralis. Questa specie è in grado di infettare anche gli uccelli.
La patogenesi
L’ingestione della muscolatura parassitata dalle larve di trichinella dà luogo allo sviluppo di individui adulti nell’intestino del nuovo ospite in sole 30-36 ore, alla loro maturazione e alla produzione, al 5°-6° giorno, di 200-1500 larve direttamente nei capillari linfatici.
I nematodi adulti muoiono entro breve tempo (25 giorni nelle infestioni sperimentali), mentre le larve prodotte raggiungono la grande circolazione e, disseminate dal sangue arterioso dell’ospite, si stabiliscono nelle cellule muscolari striate ove sopravvivono per decenni conservando la capacità di infettare chi divori tale muscolatura.
L’animale vivo non presenta alcun sintomo clinico e le carni non appaiono alterate nel colore e nella consistenza.
I sintomi nell’uomo
Per quanto riguarda l’uomo, la zoonosi dà luogo, quasi ogni anno, a focolai epidemici più o meno estesi, soprattutto in relazione alla tempestività con la quale vengono identificati e circoscritti.
La gravità dell’infezione nell’uomo è correlata, al numero di larve assunte con gli alimenti, ma soprattutto alla specie che ne è agente eziologico e alla sua fecondità, che, a sua volta, può essere influenzata dall’assetto immunitario dell’ospite.
T. spiralis e T. pseudospiralis sono all’origine delle forme cliniche più gravi, mentre T. britovi sembra caratterizzata da minore patogenicità.
Non ci sono segni e sintomi specifici dell’infezione: quelli più frequentemente rilevati sono febbre, astenia, edema della faccia, diarrea e mialgie, accompagnati da ipereosinofilia, leucocitosi ed aumento degli enzimi muscolari (CPK in particolare).
Probabilmente nelle infezioni da T. britovi con poche larve la sintomatologia diventa meno evidente, più sfumata, sovrapponibile ad altre patologie, con il risultato che è difficile sospettare la parassitosi.
Dagli anni cinquanta fino al 2018, sono state documentate in Italia 1.525 infezioni da Trichinella nell’uomo verificatisi nel corso di 36 epidemie.
Nello stesso periodo sono stati diagnosticati in Italia circa 60 casi singoli di trichinellosi per lo più causati da carni infette consumate all’estero con conseguente sviluppo della malattia in Italia. Non sono stati documentati decessi. (Fonte: Ministero della Salute).
Trichinella nelle carni
Solo il freddo ed il calore assicurano la distruzione delle larve nelle carni.
Sono necessarie almeno 8 settimane a temperature di –20 °c ed una buona cottura delle carni
ad almeno a +70°c.
I trattamenti di macinatura; essiccatura; salagione; affumicamento; aggiunta di spezie, antiossidanti, conservanti e stagionatura non sono metodi sicuri per eliminare Trichinella dalle carni.
Controlli ufficiali
I controlli ufficiali relativi alla presenza di Trichine nelle carni, compresi gli esami di laboratorio, sono disciplinati dal Regolamento di esecuzione (UE) 2015/1375 della commissione del 10 agosto 2015 che definisce norme specifiche applicabili ai controlli ufficiali relativi alla presenza di Trichine nelle carni.
Cosa fa l’IZS Lazio e Toscana
I laboratori dell’Istituto effettuano la ricerca di larve di Trichinella
secondo le modalità riportate dal Reg. UE 2015/1375
02/12/2019