La Pubblicazione – Metalli pesanti nei prodotti ittici: verifica dell’ aderenza ai limiti comunitari negli ultimi 10 anni su campioni pervenuti in Istituto

Lo studio condotto da ricercatori delle Unità Operative di Chimica e dell’Osservatorio Epidemiologico fornisce una panoramica dei risultati delle attività svolte dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana nell’ambito dei controlli ufficiali sugli alimenti. In particolare, sono stati riassunti i risultati delle analisi condotte negli ultimi 10 anni dai due laboratori di Chimica dell’Istituto, per verificare l’aderenza ai limiti massimi europei rispetto alla presenza di metalli pesanti (cadmio, mercurio e piombo) nei prodotti ittici, secondo quanto stabilito dal Regolamento UE 2023/915.
Oggetto delle analisi sono stati i campioni di pesci, molluschi, crostacei ed echinodermi, sia di provenienza nazionale che estera, regolarmente prelevati dalle autorità competenti presso i punti di controllo frontalieri, nonché nei punti di trasformazione e vendita.
I risultati di questo studio hanno confermato la generale sicurezza dei prodotti ittici in commercio e consumati nelle regioni Lazio e Toscana, evidenziando tuttavia che il 2,43% dei campioni non rispetta le normative vigenti.
L’analisi dettagliata delle combinazioni metallo-specie ittica ha infatti rilevato pattern di contaminazione occasionale in specie provenienti da aree del mondo note per i livelli di inquinamento marino, nonchè in specifici gruppi tassonomici conosciuti per la loro capacità di accumulare metalli. Tra questi, spiccano le specie predatrici all’apice della catena alimentare (come pesce spada, squali e marlin) che, a causa del fenomeno della biomagnificazione (processo in cui alcune sostanze tossiche, come metalli pesanti o pesticidi, si depositano negli organismi viventi e aumentano di concentrazione man mano che si sale nella catena alimentare) accumulano elevate concentrazioni di mercurio, inclusa la sua frazione organica più pericolosa: il metilmercurio. Anche i cefalopodi, in particolare calamari e totani oceanici, sono risultati predisposti al bioaccumulo di cadmio fino a livelli elevati.
Conclusioni:
Lo studio sottolinea l’importanza dei controlli ufficiali sul campo e delle analisi diagnostiche di laboratorio condotte dagli enti pubblici italiani per garantire la sicurezza dei prodotti ittici destinati al consumo.
Infine, i dati derivanti dal costante monitoraggio nazionale della presenza e concentrazione di contaminanti negli alimenti, contribuisce alle valutazioni e alle linee guida formulate dell’European Food Safety Authority (EFSA), con l’obiettivo di mitigare i rischi per la salute dei consumatori.
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