Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana M. Aleandri

Descrizione Malattia

INFLUENZA AVIARIA

L’influenza aviaria è una malattia infettiva dei volatili domestici e selvatici. E’ causata da un virus RNA, della famiglia Orthomyxoviridae, genere Orthomyxovirus tipo A.
Questi virus sono rivestiti da un involucro formato da due tipi di glicoproteine: l’emoagglutinina (H) e la neuraminidasi (N).
In base alle differenze di struttura dell’emoagglutinina e della neuraminidasi è possibile distinguere diversi sottotipi di virus influenzali di tipo A. Ad oggi si conoscono 16 differenti emoagglutinine (H1-H16) e 9 neuraminidasi (N1-N9). Tutti i volatili sono suscettibili all’infezione da virus influenzali di tipo A. Nei volatili domestici (polli, galline, tacchini, faraone e altre specie) l’infezione sostenuta da virus influenzali definiti a bassa patogenicità si manifesta in forma lieve.
Virus influenzali aviari di sottotipo H5 e H7, una volta infettati i volatili domestici e in particolare polli, galline e tacchini, possono mutare e divenire ad alta patogenicità, causando forme gravi, con diffusione sistemica del virus, danni al sistema nervoso, all’apparato respiratorio e gastroenterico, ed elevata mortalità.
Nei volatici selvatici, l’infezione è normalmente asintomatica ed i virus influenzali si localizzano e replicano nell’intestino, venendo quindi diffusi nell’ambiente attraverso le feci.

I virus influenzali di tipo A sono in grado di infettare l’uomo, gli uccelli selvatici e domestici, il suino, gli equini e altre specie animali; in queste specie provocano le classiche sindromi influenzali, quali l’influenza umana (in particolare i sottotipi H3N2 e H1N1), l’influenza suina (H3N2,H1N1,H1N2), l’influenza equina (sottotipi H3N8 e H7N7) e l’influenza aviaria (nei volatili selvatici sono state isolate tutte le combinazioni di H1-H16 e N1-N9).
I virus influenzali aviari sono adattati principalmente a replicare nell’intestino degli uccelli acquatici (anatre, oche, germani, pivieri) e sono scarsamente capaci di replicarsi nell’uomo. Tuttavia, date le caratteristiche genetiche dei virus influenzali, hanno la capacità di andare incontro a mutazioni e di formare ibridi virali (per riassortimento genetico) in caso di contemporanea infezione da parte di virus aviari e umani. Ciò potrebbe consentire di originare varianti in grado di diffondersi in modo efficiente nell’uomo e verso i quali non vi è attualmente protezione immunitaria a livello di popolazione.

I casi umani di infezione da virus aviari ad oggi riportati sono rari (nel mondo, circa un migliaio dal 1997 ad oggi) e sono dovuti al contatto diretto con uccelli infetti, non per trasmissione interumana.
L’uomo si può infettare solo attraverso il contatto diretto con uccelli infetti o morti di influenza aviaria, soprattutto per via respiratoria, a causa degli aerosol che si possono formare durante le fasi di manipolazione degli animali. Non sono stati evidenziati casi di trasmissione attraverso il consumo di alimenti prodotti da animali infetti.
Il virus dell’influenza aviaria è particolarmente resistente alle basse temperature (ciò spiega l’elevata diffusione nel periodo autunno-inverno). Rimane vitale per lunghi periodi nelle feci, nei tessuti e nell’acqua mentre viene distrutto a 60° in tre minuti ed è inattivato da disinfettanti come formalina e composti iodati.

Attualmente l’influenza aviaria è diffusa in diversi paesi del Sud Est Asiatico, in particolare in Cina, Vietnam, Corea e Tailandia. L’influenza aviaria causata da virus H5N1 ad alta patogenicità è presente in forma pressoché endemica nei volatili.
Nel Sud Est asiatico si sta registrando da tempo la circolazione di uno stipite di virus H5N1, un sottotipo verso cui la popolazione umana non ha immunità, e che può infettare l’uomo, ma non è ancora in grado di trasmettersi efficacemente da uomo a uomo, caratteristica fondamentale per provocare una pandemia.

Come si è detto, affinché un virus aviario diventi in grado di trasmettersi efficacemente da uomo a uomo sono necessari complessi riassortimenti genetici fra il virus influenzale aviario e quello umano, ma ciò avviene con estrema improbabilità.
Recentemente il virus H5N1 è stato riscontrato anche in Russia, Siberia, Mongolia e Kazakhstan. In altre zone, quali Sud Africa, Stati Uniti, Europa, Canada e Sud America, sono riportati sporadicamente focolai in allevamenti avicoli causati da altri sottotipi virali prevalentemente a bassa patogenicità. L’influenza aviaria è stata segnalata anche in Italia nel recente passato.

Dal 1997 si è avuta l’evidenza che i virus influenzali aviari possono trasmettersi direttamente dagli uccelli infetti all’uomo. Ad oggi questa evenienza è sporadica ed ha riguardato alcune centinaia di casi lievi (epidemia in Olanda nel 2003) e circa 70 decessi, avvenuti tutti tranne uno (epidemia in Olanda nel 2003) nel Sud Est Asiatico nel corso dell’epidemia da virus influenzale H5N1. Attualmente, l’unica via d’infezione dimostrata per l’uomo è il contatto diretto con uccelli ammalati. Al momento attuale quest’evenienza è limitata ai Paesi del Sud Est Asiatico, dove le condizioni igienico-sanitarie sono scarse e la tipologia di allevamento comunemente attuata consente contatti molto stretti tra persone e volatili allevati. In queste aree è molto diffuso l’allevamento estensivo/rurale che consente contatti tra uccelli domestici e selvatici, favorendo quindi la trasmissione dell’influenza ai domestici. Inoltre, spesso gli animali vengono allevati in prossimità delle abitazioni senza precise misure sanitarie.Completamente diversa è la situazione dei paesi, tra cui l’Italia, in cui è diffuso l’allevamento industriale. In queste realtà, le stringenti misure igienico-sanitarie e di biosicurezza negli allevamenti, le precise regole produttive e l’attività di controllo svolta dall’Autorità sanitaria riducono notevolmente il rischio d’infezione sia per i volatili domestici che, di conseguenza, per l’uomo. Pertanto l’evenienza che la popolazione possa venire a contatto con animali infetti è altamente improbabile.

La diffusione dell’influenza aviaria si può contenere applicando rigorose misure igienico-sanitarie.Su tutto il territorio comunitario, pertanto anche in Italia, in presenza di malattia, gli allevamenti sono sottoposti a rigide misure igienico-sanitarie per prevenire la diffusione del virus e per evitare che le carni e i prodotti degli animali infetti entrino nel regolare circuito commerciale. Sia gli animali ammalati che tutti i loro prodotti derivati (uova, carni) vengono eliminati. Al fine di evitare l’introduzione della malattia nel territorio comunitario, la Commissione Europea e il Ministero della Salute hanno disposto una serie di misure protettive, tra cui il divieto di importazione di carne di pollame e prodotti derivati (solo alla Thailandia, in quanto unico paese tra quelli interessati all’epidemia autorizzato alle esportazioni verso la Comunità europea) e il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i paesi interessati dall’epidemia.
L’ordinanza ministeriale del 26 agosto 2005 ha introdotto ulteriori misure restrittive per la tutela della salute dei cittadini.

Sono in corso piani di sorveglianza su tutto il territorio nazionale e controlli più intensi nelle aree in cui si concentrano gli allevamenti avicoli (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna). Queste attività consentono un livello di sicurezza molto elevato per il cittadino italiano che, nella situazione attuale e con le misure sanitarie attivate dall’Autorità competente, non corre particolari rischi di contrarre l’influenza aviaria dal pollame.
In generale, per l’influenza aviaria, le categorie considerate a rischio di contagio sono gli addetti al settore avicolo, veterinari, macellatori, allevatori e trasportatori, che possono venire a contatto con uccelli infetti o morti di influenza aviaria. Nel caso in cui si abbia il sospetto di un focolaio di influenza aviaria in allevamenti avicoli, vengono immediatamente attuate tutte le misure igienico-sanitarie previste dalle normative, tra cui una serie di indicazioni sulla protezione del personale a rischio. In generale, per queste categorie, è consigliabile la vaccinazione contro l’influenza umana, al fine non tanto di prevenire l’influenza aviaria, ma di evitare, nel caso in cui si sia esposti a virus influenzali aviari, che contraendo anche l’influenza umana, venga favorito il fenomeno di ricombinazione tra virus umani ed aviari.

L’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, sede del Centro di Referenza Nazionale per l’influenza aviaria, è il coordinatore nazionale, su mandato del Ministero della Salute, dell’attività di sorveglianza eseguita da tutti gli Istituti Zooprofilattici competenti per territorio sui volatili selvatici, in collaborazione con l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica (INFS). Nel caso di persone che visitano paesi in cui l’epidemia di influenza aviaria è in corso, il rischio di infezione è strettamente legato al contatto diretto con uccelli infetti. Vari siti Istituzionali sia Italiani che stranieri forniscono indicazioni sulle precauzioni che si devono tenere visitando i paesi a rischio.
Nei confronti dell’influenza solo un vaccino adeguato è in grado di prevenire in modo efficace l’infezione. Attualmente non è disponibile un vaccino ad uso umano contro il virus influenzale H5N1, ma la ricerca in questo campo è attiva. Per la profilassi e il trattamento dell’influenza sono disponibili alcuni farmaci antivirali, questi farmaci non sono una vera e propria cura per l’influenza, non sono in grado di contrastare in maniera efficace la moltiplicazione del virus una volta che l’infezione sia avvenuta, possono però rallentare la diffusione della pandemia.

Le informazioni fornite sono ricavate da quelle contenute nel sito del Centro di Referenza Nazionale per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
Per ulteriori approfondimenti, si può fare riferimento a quanto pubblicato dall’Unione Europea.

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