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Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana M. Aleandri
filiera non OGM

Filiera non-OGM: disponibili due pubblicazioni

Il Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca di OGM (CROGM) dell’IZS Lazio e Toscana (IZSLT), la ASL CN1 di Cuneo e l’Istituto Superiore di Sanità hanno redatto le Linee guida per la gestione di produzioni non-OGM nella filiera mangimistica e il Vademecum per la gestione dei mangimi negli allevamenti della filiera NON-OGM, pubblicati on line sul sito dell’IZSLT e prodotti nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Salute.

Le Linee guida hanno lo scopo di fornire strumenti utili al produttore di mangimi non-OGM per l’implementazione del proprio piano di autocontrollo, con particolare riferimento alle diverse tipologie d’impianto e il Vademecum è rivolto all’allevatore per gestire la somministrazione di mangimi negli allevamenti della filiera non OGM.

La produzione non-OGM

La produzione non-OGM abbraccia il settore biologico, che è disciplinato secondo il Reg (EC) 834/2007[1] (relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici) ma parallelamente a questa regolamentazione si è assistito anche alla diffusione di prodotti non-OGM da parte di alcune aziende sulla base di specifiche richieste del cliente (ad esempio disciplinari di produzione, o particolari politiche commerciali della catena di distribuzione).

Le aziende mangimistiche che intendano operare in questo settore devono revisionare la gestione delle produzioni a partire dal trasporto e dallo stoccaggio delle materie prime fino al confezionamento, allo stoccaggio e trasporto dei prodotti finiti, in quanto le contaminazioni crociate da OGM possono avvenire in qualsiasi punto della catena produttiva.

Ogni stabilimento di produzione deve quindi affrontare il problema della separazione delle linee produttive convenzionali e non-OGM in funzione delle proprie caratteristiche impiantistiche e gestionali.