Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana M. Aleandri

Focolaio di Carbonchio ematico nel comune di Grottaferrata (RM)

La malattia si è manifestata in un gruppo di bovini da carne appartenenti ad un’unica Azienda, i soli pascolanti sul pascolo oggetto di provvedimenti di Polizia Veterinaria (un codice pascolo esclusivo per l’Azienda).

Gli animali del gruppo sul pascolo in oggetto sono stati prontamente traslocati ed isolati già in seguito alla diagnosi preliminare effettuata da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (comunicata alla ASL competente il 25 agosto 2017).

Successivamente al 25 agosto 2017, non si sono verificate altre morti nel gruppo di animali in questione. Gli animali, come è noto, sono attualmente sottoposti a sequestro da parte dell’Autorità Competente e per tutto il periodo in cui perdureranno i provvedimenti restrittivi di Polizia Veterinaria, è fatto divieto, ovviamente, anche di macellare i capi, ancorché clinicamente sani. Pertanto non è ragionevole ritenere sussistano rischi per il consumatore in relazione al focolaio di malattia in oggetto.

Per ulteriori informazioni in merito al focolaio animale occorso nel comune di Grottaferrata  rimanda a:
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Il Carbonchio ematico

Il carbonchio ematico è una malattia infettiva che colpisce principalmente gli erbivori, ma che può interessare anche altri mammiferi, compreso l’uomo e molto raramente alcune specie aviarie e di rettili, manifestandosi con forme cliniche differenti.

L’agente causale è il Bacillus anthracis, batterio bastoncellare Gram–positivo capsulato, non mobile, sporigeno, aerobio.

Gli erbivori di solito si infettano per via alimentare, ingerendo le spore (forme di resistenza nell’ambiente) dell’agente patogeno (es. al pascolo).
La malattia interessa più di frequente i bovini rispetto alle altre specie sensibili, in quanto questa specie, nei periodi di grave siccità ed aridità dei pascoli tende ad assumere maggiori quantità di terra rispetto alle altre specie di erbivori.

Nell’uomo la malattia (definita generalmente “Antrace”) è attualmente rara nei paesi industrializzati e rappresenta una tipica zoonosi professionale, essendo maggiormente a rischio coloro che vengono a contatto con animali infetti o loro prodotti (es. allevatori, veterinari, soggetti che manipolano o lavorano le pelli di animali morti per l’infezione).
Il tipo di esposizione più frequente nell’Uomo è per via cutanea, ed in seguito a contaminazione con sangue (o fluidi biologici assimilabili) di animali con setticemia in corso o morti a causa della setticemia. L’infezione tipicamente si instaura grazie alla presenza di piccole lesioni cutanee (c. d. pustola carbonchiosa).

Il carbonchio ematico ha una distribuzione mondiale ed in Italia la malattia è tuttora presente sul territorio nazionale, ma con un numero ridotto di episodi localizzati, che si verificano prevalentemente nelle regioni centrali, meridionali ed insulari. Sebbene i dati disponibili evidenzino una considerevole diminuzione nel numero dei casi per anno nelle diverse specie domestiche e nell’uomo, si assiste tuttora all’insorgenza di focolai sporadici di malattia.

L’area geografica del Vulcano Laziale è stata un’area endemica per tale malattia probabilmente per centinaia di anni, in ragione della presenza di attività zootecniche (specialmente bovini e ovini al pascolo) fin dai tempi antichi.
A partire dalla seconda metà degli anni ’50, grazie all’intensa attività di prevenzione vaccinale esercitata dai Servizi Veterinari, la malattia è stata fortemente contenuta, fino a ridursi a casi assolutamente sporadici negli animali a partire dalla metà degli anni ’80, con conseguente crollo dell’entità del rischio di esposizione e dei casi di malattia (pustola carbonchiosa) anche nell’uomo, dovuti essenzialmente ad esposizione professionale (Battisti et al., 1992).

Per approfondire:

Carbonchio ematico negli animali domestici (La malattia in provincia di Roma)

OIE listed disease Chapter 2.1.1

Centro di Referenza Nazionale per l’Antrace

Anthrax – European Centre for Disease Prevention and Control



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