Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana M. Aleandri

Gli Strongili Bronco-Polmonari del gatto

 

Da alcuni anni a questa parte in parassitologia veterinaria è aumentata l’attenzione sui cosiddetti strongili bronco-polmonari, vermi che possono infestare numerose specie di animali domestici, sia d’affezione che da reddito.

Cosa sono
Si tratta di nematodi (vermi cilindrici) che possono infestare, tra le altre specie, anche il gatto.
Sono particolarmente esposti a questi parassiti animali che vivono all’aperto o che trascorrono almeno parte del tempo in giardini, parchi o zone verdi.
Il gatto si infesta per ingestione dell’ospite intermedio del parassita, un mollusco gasteropode terrestre, cioè una lumaca o una chiocciola.

La diffusione
Dai risultati emersi da una ricerca europea pubblicata nel 2017,  il 38,8% dei gatti campionati è risultato affetto da almeno un parassita e il 10,6% è affetto da parassiti polmonari, di cui il più diffuso è risultato essere Aelurostrongylus abstrusus (78,1%), seguito da Troglostrongylus brevior (19,5%), Eucoleus (Capillaria) aerophilus (14,8%)

L’agente causale e la patogenesi
Il principale responsabile delle infestazioni broncopolmonari nel gatto è la specie Aelurostrongylus abstrusus. I maschi adulti (lunghi circa 7,5 mm) e le femmine (9,9 mm) si localizzano nei bronchioli terminali e nei dotti alveolari del polmone, dove vengono deposte le uova.
Queste uova si schiudono immediatamente liberando larve di primo stadio (L1)  che risalgono l’albero respiratorio fino al faringe, dove vengono deglutite e arrivano quindi nell’intestino da cui vengono eliminate con le feci.
Il ciclo continua all’interno dell’ospite intermedio, chiocciola o lumaca, che ingerisce le larve dalle feci del gatto e tramite due mute si trasformano in L3 (larve di terzo stadio).
Il ciclo si chiude quando un gatto ingerisce accidentalmente la lumaca con le L3.
Recentemente sono stati individuate altre due specie di nematodi che possono causare gravi problemi respiratori nel gatto, Troglostrongylus brevior e Troglostrongylus subcrenatus.

Sintomatologia
Il decorso della parassitosi nel gatto assume caratteristiche differenti in base al numero di larve ingerite e allo stato di salute generale dell’animale, potendo decorrere in maniera asintomatica per molto tempo.
Sono maggiormente suscettibili a sviluppare la malattia soggetti con sistema immunitario compromesso, o non ancora del tutto sviluppato.
Si possono presentare i seguenti sintomi:
– tosse
– difficoltà respiratoria
– lacrimazione degli occhi
– scolo nasale.

Nelle forme avanzate l’animale può manifestare una sintomatologia sistemica con letargia, depressione del sensorio, fino ad arrivare, qualora non si intervenga farmacologicamente, alla morte.

La diagnosi differenziale si riferisce a diverse altre patologie respiratorie simili da un punto di vista della sintomatologia, come ad esempio: infezioni virali e batteriche, criptococcosi o istoplasmosi, toxoplasmosi, capillariosi polmonare, rinite allergica o linfoplasmocitaria, corpi estranei, polipi nasofaringei, neoplasie, broncopolmonite eosinofilia e asma felina.

Diagnosi di laboratorio
La presenza di questi parassiti può essere diagnosticata attraverso un esame delle feci con tecnica di Baermann (da effettuare a volte su più campioni a causa di possibili falsi negativi), da eseguire su feci fresche e non fissate o congelate, perché è necessario che le larve eventualmente presenti nelle feci siano vive al momento dell’esame.
L’esame radiografico del torace permette di ottenere informazioni sulla gravità della malattia.

Anatomia-patologica
La lesione anatomopatologica caratteristica è data da una grave forma di polmonite interstiziale, confermata dall’esame istologico

 

Presso l’IZS Lazio e Toscana
Diagnosi in vita: presso il laboratorio di Parassitologia ed entomologia (Direzione Operativa Diagnostica Generale )

viene effettuata la ricerca delle larve nelle feci tramite la tecnica di Baermann

 

Contatti

Dott. Claudio Deliberato – tel. 06.79099336-409, claudio.deliberato@izslt.it

 

 

Contributo fotografico a cura del laboratorio di Anatomia patologica e Istopatologia

 

 

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