Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana M. Aleandri

Miele e prodotti dell’alveare

Il miele

Il prodotto principale dell’alveare è il miele che, grazie alle sue peculiarità di alimento naturale, ha conquistato una buona immagine presso il consumatore italiano. Circa il 60% degli apicoltori in Italia produce solo miele. Dal punto di vista della valorizzazione qualitativa del prodotto, le potenzialità dell’apicoltura italiana sono notevoli: la disponibilità di una flora diversificata e le favorevoli condizioni climatiche consentono la produzione di una vasta gamma di mieli uniflorali (cioè provenienti prevalentemente da un’unica specie botanica), molti dei quali di caratteristiche pregiate. Tali tipologie, come il miele di robinia (acacia), di agrumi, di sulla, di castagno, ecc. si vanno sempre più affermando sul mercato, mostrando come la domanda si stia evolvendo verso prodotti che abbiano specifici requisiti dal punto di vista organolettico e qualitativo. Va anche rilevata la conquista di un segmento importante del mercato italiano del miele prodotto secondo il metodo biologico. Nonostante ciò il consumo pro capite (meno di 500 g), sebbene abbia avuto un certo incremento rispetto al passato, posiziona l’Italia ai livelli più bassi rispetto agli altri Paesi comunitari.

Gli altri prodotti dell’alveare

Oltre al miele, l’apicoltura fornisce una serie di prodotti pregiati, che si prestano ad essere commercializzati per una vasta gamma di utilizzi: cera, propoli, polline, pappa reale e veleno d’api. E’ inoltre in emersione, già dagli anni ’70, una costante e forte domanda europea e di alcuni Paesi arabi e nord africani di famiglie di api e di api regine, cui le condizioni climatiche di parte dell’Italia consentirebbe di dare una risposta, che invece non riesce ad essere per intero perseguita e soddisfatta a causa delle insufficienti dimensioni produttive del comparto apistico nazionale e delle inadeguate politiche di coordinamento tra gli apicoltori. Un’ulteriore fonte di reddito integrativo per gli apicoltori è infatti costituita dalla produzione di sciami e di api regine e dal servizio di impollinazione.

La pappa reale:

E’ un prodotto secreto fisiologicamente dalle api operaie, utilizzato per nutrire le larve nei primi giorni di vita e l’ape regina per tutta la durata della sua vita. Ha una composizione ricca e complessa (proteine, grassi, zuccheri, sali minerali, vitamine, etc.) che la rende particolarmente apprezzata come alimento funzionale ad alta attività biologica: l’effetto più comunemente pubblicizzato consiste in un’azione tonica, in grado di migliorare le prestazioni fisiche e intellettuali dell’individuo. La produzione di gelatina reale richiede l’adozione di tecniche particolari e un notevole impiego di manodopera. Il prodotto attualmente commercializzato in Italia e in prevalenza di importazione, ma negli ultimi anni la produzione nazionale è notevolmente aumentata, cominciando a rappresentare un’alternativa interessante per incrementare il reddito di tutti gli apicoltori. Esiste in Italia un’associazione per la valorizzazione della pappa reale fresca di origine nazionale.

La cera:

E’ un prodotto ottenuto dalla secrezione ghiandolare delle api; da esse viene utilizzato per la costruzione dei favi. Prima di procedere all’estrazione del miele per centrifugazione, è possibile raccogliere la cera mediante la disopercolatura dei favi (la produzione è di 1-1,5 kg di cera per ogni quintale di miele). Una piccola quota aggiuntiva (dell’ordine di 2-3 etti per alveare per anno) può essere ottenuta dal recupero dei vecchi favi che vengono periodicamente rinnovati. La maggior parte della cera prodotta dagli apicoltori italiani viene riutilizzata nello stesso ciclo produttivo apistico, per la produzione dei fogli cerei. Tuttavia la cera trova impiego in numerosi campi: come materiale impermeabilizzante e protettivo, nell’industria della meccanica di precisione, per le vernici e per alcuni prodotti della casa, per la lavorazione del legno e del cuoio, nell’arte, in medicina, nell’industria farmaceutica, in cosmetica e nella fabbricazione di candele. L’approvvigionamento per tali usi è coperto prevalentemente dalle importazioni. Andrebbe pertanto promossa e incentivata, anche in questo ambito produttivo, una adeguata politica di sviluppo del mercato della cera, specie di quella biologica e di qualità.

Il polline:

Elemento germinale maschile delle piante superiori, viene raccolto dalle api e utilizzato prevalentemente nell’alimentazione della covata, per il suo contenuto proteico. L’apicoltore lo raccoglie mediante trappole che sottraggono all’ape, mentre rientra nell’alveare, il suo carico di polline. Da un alveare si possono ottenere annualmente circa 4-5 kg di polline. Il prodotto trova impiego come integratore alimentare per il suo elevato valore biologico legato al contenuto di proteine, aminoacidi, glucidi, oligoelementi e vitamine. Ha proprietà tonificanti e stimolanti nonché proprietà di ripristino delle funzioni organiche. La produzione di polline in Italia è molto ridotta ed il mercato è attualmente coperto dall’importazione, in prevalenza di prodotto spagnolo. Anche per questo prodotto, di sicura valenza strategica per la integrazione del reddito degli operatori apistici una adeguata politica di coordinamento potrebbe aiutare a far conseguire all’Italia posizioni concorrenziali sia sul mercato interno che su quello internazionale.

Il propoli:

E’ un derivato da sostanze resinose emesse in prossimità delle gemme da alcune specie arboree; viene raccolto dalle api, sottoposto all’azione di particolari secrezioni ghiandolari ed utilizzato all’interno dell’alveare per le sue proprietà meccaniche ed antimicrobiche.  Viene impiegato per ricoprire la superficie interna dell’arnia, chiudere fessure e interstizi, ed isolare eventuali corpi estranei (per esempio, animali che entrano nel nido, come lucertole, topi, farfalle, etc.) che non possono essere eliminati all’esterno. Si ottiene immettendo nell’alveare apposite griglie che le api tendono a ricoprire di propoli (propolizzare) e che vengono periodicamente ritirate. Per le sue proprietà batteriostatiche, antimicotiche, antiossidanti, antivirali, cicatrizzanti, anestetizzanti, immunostimolanti e vasoprotettive, il propoli è utilizzato in campo medico e agronomico. Il prodotto circolante in Italia è in gran parte di importazione. Cina e Paesi dell’Est europeo e asiatico sono i nostri principali fornitori. Anche in questo ambito, come per il polline, l’Italia ha un potenziale in gran parte inespresso che meriterebbe di essere adeguatamente promosso ai fini di una sua pronta emersione. Crescenti e costanti, infatti, sono gli utilizzi a scopo farmaceutico ed erboristico, oltre che agricolo, di questo particolare e preziosissimo prodotto delle api.

Il veleno:

Prodotto da particolari ghiandole possedute dalle api, è una sostanza che viene impiegata a scopo difensivo, mediante inoculazione tramite il pungiglione negli “aggressori”. Nell’uomo provoca dolore e gonfiore e, in soggetti particolarmente sensibili, può causare reazioni di shock allergico, a volte mortali. Viene raccolto dall’uomo mediante particolari dispositivi che utilizzano il passaggio di corrente elettrica a basso voltaggio che provoca la reazione di difesa da parte delle api. Il veleno, infatti, possiede notevoli proprietà farmacologiche (vasodilatatorie, cardiotoniche, anticoagulanti) e viene usato nella cura di sintomatologie artritiche e reumatiche. Il suo impiego come farmaco è diffuso soprattutto in Germania, Francia ed in Russia, dove è stato studiato in maniera più approfondita che in altri Paesi.

L’analisi: la melissopalinologa

 

Si tratta di un’analisi microscopica effettuata sul miele che permette di osservare quale polline è presente in esso e in che quantità; nel miele rimane infatti traccia del polline proveniente dai fiori visitati dalle api.

Il fine è quello di comprendere la sua ”origine botanica” (cioè dal nettare di quali fiori proviene e se ci troviamo di fronte ad un miele monoflora, millefiori o di melata) e la sua”origine geografica” (cioè da quale area geografica proviene). Vai alla pagina dedicata: la melissopalinologia

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